QUANDO L’AMORE NON BASTA PIU’

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“Quando l’amore non basta più, come trasformare la crisi di coppia in una rinnovata felicità.” Questo il titolo della conferenza gratuita di venerdì sera al centro culturale Roberto Gritti di Ranica, organizzata dal Centro Divenire di Torre Boldone, centro di psicologia e psicoterapia, in collaborazione con il Comune di Ranica. L’iniziativa rientra in un ciclo annuale ormai arrivato alla sua terza stagione, ed è volto a curare e prevenire il disagio psicologico nella comunità.

Il silenzio spesso è l’unica forma di comunicazione. Ci comunica che siamo arrivati in profondità, al nocciolo dei nostri problemi: non ho più parole, dicono a volte gli amanti. Ci insegnano le dottoresse Gloria Volpato e Francesca Scarano che le coppie che vanno in terapia a volte non si conoscono: “Questa cosa di te non la sapevo”. E di solito quando l’uomo o la donna all’interno della coppia riescono a mostrare la loro vulnerabilità, a rompere il silenzio, “poi succede che l’altro se ne prende cura, come se avesse fra le mani un dono prezioso”. Parlare d’amore non è facile, c’è chi dice che bisognerebbe guardarsi da chi elargisce consigli, ma qualche pillola di psicologia può venirci in aiuto.

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( Gloria Volpato )

Per cominciare la dottoressa Volpato ha voluto lanciare un messaggio di speranza per gli amori finiti. “Alla presenza del mio ex marito, sono molto commossa. Sono sempre più convinta che se l’amore c’è stato, allora entrambi ne escono vincenti, perché quando si ama si fa un dono all’altro, quello di riuscire a incontrare parti di se’ che altrimenti, senza la forza scatenante della passione, non conosceremmo mai: le nostre parti in ombra”, l’aspetto infernale dell’amore. “Ci innamoriamo di qualcuno perché inconsciamente sappiamo che quella persona tirerà fuori il meglio ma anche il peggio di noi stessi. Quando sappiamo guardare ad un rapporto d’amore come ad un percorso di conoscenza autentica di noi stessi ne usciamo sempre vincenti”.

Non ci credete? Forse perchè confondete il dolore inevitabile che bisogna attraversare quando una storia finisce (se vuoi vedere di cosa si tratta, vai a sbirciare questo video dell’artista Marina Abramovic, proiettato a fine conferenza), con la fatica logorante di rimanerci attaccati. Perché rimanere attaccati a un’amore finito ci logora? “Per risanare una crisi di coppia bisogna essere in due, altrimenti è come nuotare controcorrente, che infondo è una forma di resistenza al cambiamento”.

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( Francesca Scarano )

“Innamorarsi è facile, semplicemente accade”, continua la dottoressa Scarano “la vera sfida è continuare ad amarsi anche dopo che sfiliamo via le lenti rosa, quelle che ci fanno vedere l’amato o l’amata come un Dio o una Dea”. Superare la fase che gli psicologi chiamano luna di miele. “Ed è impressionante scoprire quante persone credono all’eternità della luna di miele. Se non sento più le stesse forti emozioni che sentivo all’inizio allora vuol dire che non sono più innamorato, pensano in molti”. Ma non è così, “tutti i rapporti di lunga durata vanno incontro a delle fisiologiche crisi, che possono essere un modo per conoscerci meglio”, sfatare alcuni miti che abbiamo sull’altro e aprirci a nuovi interrogativi.

Ciò che molto spesso porta al fallimento di una relazione è l’eccessivo carico emotivo che chiediamo al partner di riparare. “E’ come se a un certo livello ci augurassimo di poter ritrovare quel paradiso perduto che non c’è stato nel periodo precedente oppure nella nostra storia familiare”. Ecco che allora ci trasformiamo, senza rendercene conto, con le nostre pretese e il dito puntato contro l’altro, in bambini. “Quello che dovremmo chiederci è: cosa sto cercando di non sentire se vengo da te in maniera così violenta?”. La rabbia nasconde spesso la paura, la vergogna, la fragilità. “Quando non vogliamo provare il dolore e la paura che l’altro ci provoca finiamo per nascondere i nostri sentimenti con maschere e ruoli” (se vi interessa approfondire, lo stile isolato, lo stile disorientato, lo stile isterico, lo stile del potere).
A conclusione, un elogio alla poesia: chi voleva fra i presenti pronunciava ad alta voce una parola, per condividere ciò che provava in quel momento rispetto ai temi affrontati. “Dialogo, attaccamento all’idea che ho di me, vulnerabilità, equilibrio, impegno, vita, sofferenza, speranza, visione, cura, leggerezza, scintilla, gratitudine, paure, tutto torna, conferma, lotta, spazio per me, aiuto reciproco”.
La prossima conferenza, ultima del ciclo, si terrà il 20 maggio alla biblioteca di Ranica, ore 20.30.

di Viola Carrara

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